Ogni anno in Italia sono circa 46.000 i nuovi casi di tumore al seno: l’80% riguarda donne con più di 50 anni ma l’incidenza nelle donne di 30-40 anni è in crescita. Si stima che nel 2014 verranno registrate 48.000 nuove diagnosi di tumore alla mammella. Si è constatato che se la malattia viene scoperta nelle fasi iniziali risulta altamente guaribile; infatti, quando la diagnosi è precoce, la sopravvivenza sfiora ormai il 90%. E’ stato possibile ottenere questi risultati grazie ai controlli mammografici periodici per quanto riguarda la diagnosi e ai progressi ottenuti in campo terapeutico. Come hanno dimostrato molte ricerche, oggi si hanno a disposizione diverse strategie: una chirurgia meno invasiva, che sempre più consente di salvare l’estetica; una radioterapia sempre più mirata e con minori effetti collaterali; numerosi farmaci, dai più tradizionali chemioterapeutici a quelli innovativi, che combinati fra loro o usati in sequenza consentono di ottenere risultati migliori anche nelle forme più aggressive. Da ciò l’importanza di sottoporsi a partire dall’età di 40 anni a controlli periodici mammografici ed eventualmente, nei casi di seno denso, anche ad ecografia mammaria. Per giungere ad una diagnosi senologica corretta, l’iter diagnostico prevede l’anamnesi, l’esame chimico e la mammografia.
ANAMNESI
È utile per individuare la presenza o meno di alcuni fattori di rischio: parenti di primo grado con carcinoma mammario (mamma, nonna, zia, sorella); esposizione prolungata di ormoni, per esempio ciclo mestruale lungo (menopausa tardiva) o uso della terapia ormonale sostitutiva dopo la menopausa; determinate mutazioni genetiche (BRCA 1, BRCA 2). Inoltre è accertato che sovrappeso, obesità, scarso esercizio fisico e una dieta ricca di alcolici, carboidrati, grassi saturi e carni rosse contribuiscono a far salire sensibilmente il rischio. Al contrario, la gravidanza e l’allattamento hanno un effetto protettivo.
ESAME CLINICO
Esso comprende l’ispezione e la palpazione delle mammelle delle stazioni linfonodali regionali. I principali elementi da valutare durante l’ispezione delle mammelle sono: forma, volume e asimmetria, profilo e superficie cutanea, conformazione dell’areola e del capezzolo. La palpazione viene compita sia a paziente supina con le mani dietro la nuca, che a paziente seduta con le braccia alzate. Nella grande maggioranza dei casi il carcinoma si manifesta clinicamente sotto forma di una alterazione nodulare. Per una definizione diagnostica clinica i rilievi palpabili più importanti sono: le dimensioni, la forma, i contorni, la superficie, la consistenza, la mobilità nell’ambito del tessuto mammario, la dolorabilità.
MAMMOGRAFIA
L’indagine mammografica ha una elevata sensibilità per la diagnosi dei tumori mammari, sia ai fini della loro stadiazione sia del rilevamento di focolai occulti. Essa consente un’anticipazione diagnostica di 1,5 – 4 anni a seconda della struttura intrinseca delle mammelle e della fascia di età delle donne che vi si sottopongono. Il riscontro di lesioni mammarie non palpabili è sempre più frequente, a causa della maggiore diffusione dell’esame mammografico(mammografia di screening – mammografia clinica) e del miglioramento tecnologica in campo mammografico (mammografo digitale diretto – tomosintesi) che hanno consentito di diagnosticare il cancro mammario in quella fase preclinica, ove si osserva migliore prognosi con eventuale guarigione. L’approccio diagnostico delle lesioni non palpabili, a differenza di quelle palpabili, è in funzione dell’aspetto mammografico della lesione. Infatti in questo ambito si possono distinguere fondamentalmente tre tipi di lesioni: le microcalcificazioni, le opacità nodulari circoscritte e le lesioni stellariformi o distorsioni parenchimali (le ultime due possono essere associate anche a microcalcificazioni). Un adeguato approccio diagnostico deve comprendere un ESAME MAMMOGRAFICO DI QUALITA’, che identifichi la lesione come reale e localizzabile nelle due proiezioni ortogonali; inoltre dev’essere corredato, quando il radiologo lo ritiene necessario, da proiezioni mirate e da particolari con o senza ingrandimento, per definire l’estensione delle microcalcificazioni e i contorni delle opacità nodulari. Per quanto riguarda queste ultime è utile eseguire un’ecografia per escludere da ulteriori indagini i noduli benigni. Se non è possibile raggiungere una diagnosi di certezza, le opzioni a disposizione sono costituite da: follow–up mammografico, esame citologico mediante agosottile, esame istologico mediante ago biopsia, mammotone, biopsia chirurgica. Molti specialistici concordano sul fatto che le indagini mammografiche di prevenzione debbano essere elaborate “ su misura”, tenendo conto dei vari fattori di rischio cha ha ogni donna o dell’eventuale presenza di fattori “ protettivi” e valutando anche le caratteristiche anatomiche delle mammelle, molto diverse da donna a donna e nella stessa donna a diverse età.
Attualmente viene suggerito un esame mammografico all’anno a partire dall’età di 40 anni, con associata ecografia mammaria nei casi di mammella densa.